Non sapevamo come fare pace

Un presupposto granitico nella vita di una persona sana di mente, o per lo meno che lo sia nella media, è che ogni azione che un individuo compie ha sempre una motivazione.

Impariamo dai film, parliamo di movente.

Dalla più profonda convinzione al semplice lasciarsi travolgere dagli eventi senza opporre resistenza ma anzi, spingersi con la corrente per distruggere tutto come un fiume in piena, le cose si fanno con un perché.

Per orgoglio. Per paura. Per rabbia. Per desiderio. Per amore. Per apatia. Per vendetta. Per compassione. Per disgusto. Per amicizia. Per senso del dovere. Perché non si hanno alternative. Per esibizionismo. Per autosabotaggio. Per convinzione. Chi più ne ha, più ne metta.

Tutto si fa per un motivo. Sono stata in gioventù una paladina del Meglio rimorsi che rimpianti, senza pensare che spesso la linea è così sottile da confondere i due limiti, e senza sapere che il rimpianto può lasciare qualche sospiro, ma il rimorso lascia lividi, ferite, e si inchioda dietro le palpebre e non ti permette mai più di vivere come prima.

Oggi non piove ma continuo a sentire, per citare uno degli episodi più belli di Modern love, Un elefante seduto sul petto.

Apro una finestra, forse basta solo cambiare l’aria nella stanza.

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