Continuo a sentirmi come il cavallo di Atreiu.
A volte ho la fortuna di risalire di qualche centimetro, tipo in giornate come sabato, circondata da bellezza di contenuti e di persone, e per qualche ora tutto il resto è stato messo in pausa.
Poi parcheggi l’auto e ripremi il tasto play. Domeniche sospese, paura, emicrania continua, insonnia. Scappo da casa per andare al lavoro e poi scappo da lì per tornare a casa.
Gli abbracci dei miei figli, le risate con le colleghe, gli audio con le mie tre comari fidate. E respiro. E provo a focalizzarmi sui desideri, sui sogni che nonostante tutto continuo, caparbiamente e stupidamente, a coltivare.
Visitare il sud della Sardegna. Tornare al Sas dla Crusc con i bambini. Vedere Londra, non ci sono mai stata. Vivere tanti Natali felici. Fare le vie dell’acqua a Cison. Prendere un catadiottrico. Riuscire a collegare il mio mac alla TV. Fare la Moussaka.
Cose piccole ma che schiaccio come formiche con il pollice per paura di dover trovare la forza di provare a realizzarle.
Come se ne esce? Quando passerà?
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